Ma siamo matti?!
Fra le tante patologie che più temiamo, sicuramente quelle psichiatriche occupano i primi posti. Non sono di per sé mortali, benché alcune di esse possano indurre al suicidio. La paura sta nella perdita del controllo delle nostre facoltà mentali e della nostra capacità di raziocinio. Da sempre chi è affetto da schizofrenia (la malattia psichiatrica per antonomasia) e da qualsiasi altro disturbo psicotico, non è considerato un vero e proprio malato, ma un 'diverso', da cui stare alla larga da assecondare sempre e con cui assumere un atteggiamento condiscendente, quasi trattassimo con un bambino che, per la sua condizione immatura e l'innata propensione alle 'stranezze', necessitasse di un approccio falsato, innaturale, oserei dire teatrale. Sì, perché se ci osservassimo parlare con una persona che riteniamo mentalmente 'diversa' (un 'matto', appunto), ci sorprenderebbero la nostra mimica facciale, la nostra gestualità, il tono della voce particolarmente accomodante: abbiamo paura delle reazioni dell'altro, perché ci aspettiamo solo reazioni brusche e devastanti. "Il matto è violento, lo sanno tutti!" Beh, pare proprio che non sia vero. Uno studio americano (MacArthur Research Network on Mental Health and the Law), ha rilevato, tra l'altro che:
"gli atti di violenza commessi da chi è dismesso da reparti psichiatrici, sono molto simili agli atti di violenza commessi dalle restanti persone viventi nella stessa comunità in termini di tipo (ad es. percosse), obbiettivo (ad es. i membri della famiglia) e luogo (ad es. a casa)".
Insomma, il nostro timore nei riguardi di chi soffre di disturbi psichici dovrebbe essere ridimensionato e riportato al livello di attenzione che rivolgiamo verso chiunque altro. Mi rendo tuttavia conto che è difficile affrontare questo problema che appartiene, prima di tutto, a un certo modo di pensare comune, alla 'mentalità' che ha sempre privilegiato la forza, la perfezione, a discapito della consapevolezza e dell'approfondimento. E poi, non è forse un consolidato e collaudato meccanismo di difesa, quello che ci spinge a bollare gli altri come 'diversi', proprio perché questa distinzione fa di noi i 'normali'? Ogni paese ha il suo 'scemo del villaggio' (gli ostunesi più anziani ricorderanno 'Pascalu lu pacchiarone'), possa avere egli un deficit mentale o essere un paziente psichiatrico, poco importa: esiste ed è strano, dunque ho un metro di paragone per soddisfare i criteri che mi vogliono sano e forte. Alcuni di noi sono disposti alle bassezze più oscene e immorali, pur di evidenziare la differenza: ridere non basta più; ora il matto va fatto vedere in internet, su youtube. Personalmente trovo ingiustificabili e malvagi tali comportamenti (altro che i 'matti'!).
La situazione nella nostra provincia, con particolare riguardo ai giovani: a colloquio con il dott. Franco Colizzi, psichiatra e direttore del Centro di Salute Mentale di Brindisi.
Le statistiche sul disagio mentale nella provincia di Brindisi, non si differenziano di tanto dai numeri a livello nazionale: patologie e trattamenti sono identici in tutto il territorio italiano e alcuni dati comuni si sono modificati uniformemente dappertutto.
"Quasi un caso su due dei disturbi, soprattutto di tipo psicotico, sono correlati all'uso di sostanze (alcolici e stupefacenti)"
riferisce il dott. Franco Colizzi, direttore del CSM di Brindisi e San Vito, durante un colloquio assolutamente informale.
"Studi effettuati anche a livello internazionale, confermano questo dato che si rileva anche nel nostro territorio".
Addio, dunque, all'idea che le droghe leggere, marijuana e hashish, non costituiscano un rischio per la salute mentale. Si deve, comunque, tener conto che il principio attivo delle droghe leggere è stato, negli ultimi anni, artificiosamente modificato ad hoc, per raggiungere livelli di sballo sempre più pericolosamente elevati.
"È enorme e cresce ogni giorno, il numero di prodotti sintetici la cui composizione è assolutamente sconosciuta, probabilmente anche a chi li produce. La comparsa di queste sostanze psicoattive, è in correlazione con l'insorgenza di disturbi psicotici e gli effetti che hanno sull'organismo e sulla psiche sono devastanti ", aggiunge il dott. Colizzi. "Queste droghe, il più delle volte parenti strette della cocaina, possono scatenare e anticipare l'insorgenza dei disturbi psicotici o aggravarli se già esistenti. Le psicosi, la schizofrenia, colpiscono prevalentemente i giovani e l'uso di sostanze stupefacenti (ma anche l'abuso di alcolici), abbassano la soglia dell'età, favorendo l'esordio di questi episodi che spesso vengono confusi con la normale 'turbolenza' adolescenziale. Possono, dunque, trascorre quattro - cinque anni prima che la famiglia, la scuola, ma anche alcuni medici di famiglia, si rivolgano allo specialista e alle preposte strutture sanitarie, per arrivare alla diagnosi corretta. Questo lasso di tempo complica il decorso, in quanto il mancato trattamento terapeutico, può produrre anche modificazione a livello cerebrale difficili da correggere. È un po' come avere la pressione alta per cinque anni senza accorgersene: i danni, in ogni caso, sono stati provocati."
In questo quadro preoccupante, ma doverosamente tracciato dal dott. Colizzi, qualcosa di positivo si muove. A iniziare da Canada, Australia, Stati Uniti, Inghilterra, molti Paesi si stanno adoperando per la prevenzione di queste problematiche, promuovendo la cultura della prevenzione. Chi è a contatto quotidiano con i ragazzi, dovrebbe vigilare con discrezione e attenzione, ma senza allarmismi. "Le famiglie prima di tutto, ma anche gli insegnanti, hanno la possibilità di notare i segnali di un probabile disagio: comportamenti di chiusura, insoliti, bizzarri; il ragazzo di colpo non va più bene a scuola o ha problemi, prima assenti, in qualche modo legati a essa. Insomma, se questi sintomi dovessero durare per qualche mese, sarebbe il caso di rivolgersi alle competenti strutture, tramite il medico di famiglia. La preoccupazione di un'eventuale etichettatura di 'matto', è da considerarsi assolutamente fuori luogo in quanto un intervento tempestivo riduce drasticamente il rischio che il disturbo cronicizzi."
Purtroppo da noi mancano quasi del tutto strutture 'aperte', che offrano, cioè, un'accoglienza non strettamente ospedaliera come accade, riferisce il dott. Colizzi, per esempio in Australia, dove esistono centri sparsi capillarmente sul territorio e che tutto possono sembrare, tranne presìdi di salute mentale. Vi si accede anche solo per un consulto molto informale, benché approfondito. Insomma, anche se in Italia e nella nostra provincia, si stenta a dare il giusto peso a questo settore della sanità pubblica, strutture come il Centro di Salute Mentale di Brindisi, cercano di adeguarsi a standard più avanzati, spogliandosi dalla veste prettamente ambulatoriale. "In fin dei conti la prevenzione, per esempio del cancro al seno, si fa su una scala abbastanza ampia, se pure non ancora soddisfacentemente elevata. Solo una piccola percentuale tra le donne che si sottopongono a mammografia ed ecografia, risulteranno avere un problema e molte di queste potranno curarsi proprio per aver affrontato i controlli preventivi. Con le dovute differenzazioni, lo stesso criterio è valido per qualsiasi altra patologia e, in special modo, per quelle psichiatriche".
A conclusione di questa prima parte del colloquio, chiedo al dott. Colizzi com'è strutturato il Centro da lui diretto e cosa deve fare concretamente chi volesse approfondire problematiche proprie o di parenti e conoscenti.
"Il Centro è frequentato da circa 1600 persone che ogni anno vengono da noi per i più svariati motivi: dagli episodi psicotici, alle depressioni, fino ai disagi minori e ai semplici consulti per consigli e pareri. Siamo aperti a tutte le richieste cercando quell'informalità cui si accennava prima, ma mantenendo sempre un alto profilo professionale. Oltre gli psichiatri, sono presenti altre importanti figure professionali come psicologi, assistenti sociali e così via. Anche a livello farmacologico, si sono fatti grandi passi avanti e ci sono, appunto, farmaci che funzionano benissimo. Purtroppo si aspetta troppo a rivolgersi a uno specialista, anche per una sorta di pudore che non ha effettivamente senso, se paragonato ai maggiori problemi rivenienti dall'acutizzarsi e cronicizzarsi di una malattia psicotica".
Come più volte ripeto in questa rubrica, è indispensabile agire al momento giusto, provvedendo senza alcuna esitazione, perché la salute mentale è importante almeno quanto quella fisica.