Quando, oltre cinquant'anni fa, conobbi Luciano Peccarisi ero da poco arrivato a Ostuni con la mia famiglia. Giocavamo insieme e con lui ho vissuto la successiva adolescenza. Insomma, una grande e fraterna amicizia che non si è mai interrotta. Di Luciano, noto medico e neurologo, mi colpì sin dagli inizi, la propensione alla riflessione. Questa sua dote innata, affinata ed elaborata nel tempo lo ha inevitabilmente condotto all'ininterrotto, metodico e approfondito studio del cervello e della mente umana. Già, studiare e sapere è importante per aiutare gli altri, ma consentire a tutti, non solo agli addetti ai lavori, di comprendere alcuni processi fondamentali, quanto complessi del cervello, non è affatto semplice. Questo è il grande valore del lavoro di Luciano Peccarisi: divulgare concetti scientifici anche molto difficili, in modo semplice e accessibile davvero a tutti. Così è stato per il suo primo libro Il miraggio di "conosci te stesso" (Armando Editore – 2008); per il secondo Dialogo tra il Cervello e il suo Io (Aracne - 2014) finalista al prestigioso "Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica" e per quest'ultimo:

L'introduzione
Ho avuto l'onore di scrivere l'introduzione a questo libro, che ho letto e riletto prima della pubblicazione. Riletto, non per comprenderne i concetti che, ribadisco, sono accessibilissimi a tutti, quanto per lo stupore di fronte a una maturità narrativa che raramente si trova abbinata a un lavoro di carattere scientifico. E poi, l'enciclopedico sapere spalmato con equilibrio tra informazione, racconto e attualità. Stefano Venturi è il protagonista: uno studente di medicina dell'Università di Bari, che incontra un professore di neurologia, un eccentrico luminare che affida a Facebook le proprie considerazioni scientifiche, dialogando così, con altri personaggi, creando, appunto, l'originale svolgimento narrativo cui mi riferivo.
La presentazione
Non a caso, l'eminente Prof. Alessandro Salvini (già ordinario di Psicologia clinica, Università di Padova), scrive, tra l'altro, nella prefazione al libro:
"Raramente si trova un testo scientifico capace di appassionare e di coinvolgere come questo: scritto in modo brillante e scorrevole, ma anche denso, documentato, pieno di richiami, di interrogativi e di esemplificazioni, che utilizzano con perizia la migliore formula argomentativa: il dialogo. Basta scorrere gli indici del volume per leggervi la passione scientifica e l'erudita capacità didattica che lo anima, insieme alla rilevanza ed estensione degli argomenti trattati con un approccio "multidisciplinare". Approccio che in un'epoca di specializzazioni estreme è sempre più raro rintracciare. Se, fin dai tempi di Charles Darwin e per metà del secolo successivo, era facile trovare nello stesso naturalista le conoscenze del geologo, dello zoologo, del botanico e le correlate questioni filosofiche, era altrettanto facile fino a pochi anni fa trovare nel sapere di altri studiosi, per esempio umanisti, un ampio repertorio di saperi che andavano dalla mitologia, alla storia, al diritto, alla letteratura e all'arte. Il lavoro di Luciano Peccarisi è la testimonianza della tradizione enciclopedica europea, di cui – su un altro fronte, quello delle scienze umane – l'ultimo esempio è stato quello di Umberto Eco. Sotto questo aspetto il lavoro di Peccarisi è consolante, di fronte alla constatazione che la specializzazione scientifica estrema e il riduzionismo hanno reso più spoglio l'albero del sapere trasversale.
Difatti nella tessitura dell'arazzo della conoscenza moderna gli operai del sapere non hanno più una visione d'insieme, in cui scontano il destino di una sorta di cecità disciplinare egocentrica. Somigliando ai ciechi sapienti del noto aneddoto, ognuno dei quali pensa di sapere cosa sia un elefante descrivendone la parte che tocca. L'autore riesce sempre a descrivere, con opportuni esempi, gli intrecci circolari che legano tra di loro i più svariati temi interpersonali, sociali, affettivi fino alle patologie neurologiche. Un lavoro esemplare, come si è detto, non solo per la quantità di conoscenze e di riferimenti che contiene, ma anche per il disegno teorico sottostante. In cui i temi del linguaggio e dell'immaginazione, della coscienza e del pensiero costituiscono il punto focale del rapporto tra il cervello e mondo."
L'autore
Il libro, fresco di stampa, è arrivato in mattinata attraverso corriere, e noi siamo seduti intorno a un tavolo, a cena, a festeggiare, a constatare la magia che ancora una volta si materializza: tanto sapere, tanta fatica in tanto poco spazio. E viene naturale l'idea di scrivere questo articolo, questa intervista che, per ovvi motivi di comprensibilità, apparirà meno 'intima' di quello che in realtà è stata.
- Franco: «E tre! Senza nulla togliere ai due lavori precedenti, Il cervello immaginante rappresenta un'indiscutibile evoluzione. Com'è nata l'idea del libro?»
- Luciano: «Come nascono le idee, caro Franco, è un bel problema. Credo che nessuno lo sappia realmente. Derivano dalla nostra storia, sia genetica sia culturale; dalle vicissitudini, gli incontri le casualità, le letture, dal caso. È un'evoluzione mi chiedi, certo. Penso che non ci sia mai una fermata definitiva nel processo di curiosità e di voglia di comprensione e conoscenza. Ogni giorno che passa, qualche nuova lampadina si accende. Come tu sai, perché in parte ne sei corresponsabile, fino all'ultimo istante (nel vero senso letterale del termine) ho ripensato e riscritto. E se potessi, lo rifarei ancora. Comunque se proprio dovessi pensare a un momento preciso, farei riferimento al libro di Damasio, un noto neurologo spagnolo, intitolato "L'errore di Cartesio". Un vero e proprio bestseller.»
- Franco: «L'importanza cognitiva dei sentimenti contro la netta differenza cartesiana tra intelletto ed emozioni?»
- Luciano: «Infatti. Oggi la tesi di Cartesio, cioè che ci sia una sostanza mentale da una parte, che costituisce il pensiero, e il corpo dall'altra, cioè il cervello, costituite da "materie" diverse, non trova riscontri. E il famoso detto cartesiano "Penso dunque sono" contestato. Ho sempre pensato, tuttavia, che la scienza sia stata un po' ingiusta e che l'intuizione del filosofo francese, una qualche pezza d'appoggio l'avesse. Certo, a mio parere, "penso dunque sono" è insufficiente per caratterizzare l'essere umano; anche gli animali pensano. Tuttavia non sono coscienti di essere scimmie, cani o pitoni; di essere mortali o semplicemente di esistere. Allora più che alla capacità di pensare occorre attraversare un'altra soglia, che, almeno sinora, solo l'umano ha passato: l'immaginazione. Una capacità legata alla possibilità umana di parlare e quindi di comunicare i propri pensieri. E così dall'animale, cioè un essere chiuso nei propri pensieri, come un computer di casa scollegato a Internet, siamo passati a esseri umani collegati; come il computer di casa collegato a Internet. E così un mondo, anzi un universo di possibilità, si è dischiuso. Siamo cervelli computerizzati o, sei vuoi, computer biologici collegati.»
- Franco: «Credo proprio che in questo tuo libro, abbia superato non una ma molte soglie. Per esempio, collegare gli elementi prettamente scientifici, con altri aspetti e discipline che solo apparentemente non hanno nulla a che vedere con il cervello.»
- Luciano: «Ci ho provato… In questo libro nella prima parte parlo di come la storia evolutiva ci ha reso quello che siamo. Una storia che da poco tempo è cambiata, da quando il modem si è perfezionato e i ripetitori sono sorti ovunque. Poi è stato un crescendo sempre più rapido che ha trasformato l'intero pianeta.
Se pensiamo al tempo di esistenza dell'uomo rispetto all'età della Terra, di quasi quattro miliardi di anni, ci rendiamo conto come il nostro tempo sia un battito di ciglia. Possiamo parlare di storia e non di preistoria da meno di cinque - seimila anni.»
- Franco: «Questo, come dicevi, nella prima parte del libro. Poi ti occupi della coscienza umana e i suoi rapporti con il cervello.»
- Luciano: «Sì. Quest'ultimo essendo l'hardware riveste, ovviamente, il posto che gli spetta in un libro sulla mente immaginante. Ne descrivo, cercando di mantenere un linguaggio leggero, le caratteristiche, il funzionamento, le disfunzioni e patologie. La scienza ha bisogno di sapere com'è fatto e come funziona, è lui che sta alla base della mente. Certo lo studio dei suoi neuroni non ci dirà perché Gianni ama Maria e non Claudia, e tuttavia il contenuto attivo o no di certe sue parti, nelle persone in coma, ci può rivelare, attraverso lo studio delle immagini cerebrali attraverso le varie tecniche (fRM, PET, tac, ecc) se abbiano o no, ancora coscienza del mondo che ci sta intorno a loro.»
- Franco: «Un'altra "soglia" brillantemente superata è l'innovazione nella narrativa e il ricorso ai Social che ormai fanno parte integrante della vita di molti di noi. Se la tua identificazione con il protagonista narrante, lo studente di medicina Stefano Venturi, è evidente, l'utilizzo di Facebook non è solo un espediente "accattivante". Tu stesso pubblichi interessantissimi e dotti articoli su questo Social.»
- Luciano: «Il format di Facebook può, in effetti, essere fonte di conoscenza e condivisione. Se utilizzato per il gossip e l'attacco rabbioso verso gli altri, stiamo parlando di qualcos'altro. Io ho pensato a un professore che stila i suoi post e ai suoi interlocutori che partecipano. Passo, così, in rassegna le varie caratteristiche della mente - cervello umano, come la coscienza, il pensiero, la memoria, il sogno, l'intelligenza. E come si può immaginare la consistenza della musica, del tempo, dell'arte, ecc. Ovviamente l'immaginazione condisce il tutto. Il cervello vegetale e animale riflette abbastanza fedelmente la realtà. Risuonano con l'ambiente che li sta intorno, sono, in un certo senso, razionali. Per questo in genere non cantano, non ballano, non fanno film, non scrivono libri; fanno quello che è necessario e razionale fare. Anche il computer è solo intelligenza pura, privo di emozioni. L'essere umano è intelligenza, emozione e immaginazione. Nel nostro cervello, e solo nel nostro, la differenza tra reale e immaginario è molto meno netta di quanto ci appaia sulla base del nostro rapporto con la realtà. Una realtà fatta di cultura, scrittura, teatro, finzioni, ruoli da interpretare, sceneggiate, viaggi, convenzioni, strutture e sovrastrutture. Lo studio del cervello non ci potrà dire e spiegare l'amore, la bellezza, la voglia di costruire qualcosa di buono, di progettare il futuro; per questo è importante non confondere i linguaggi di descrizione. La nostra realtà non è più quella animale e le nostre emozioni si nutrono di altri stimoli, percezioni e sensazioni. L'immaginazione ha liberato difese e possibilità del pensiero. Possiamo soprassedere all'aderenza alla realtà, possiamo amare, odiare, provare piacere e o terrore, e stare a una distanza di sicurezza: è solo lo schermo della TV, oppure l'ho solo immaginato! Come faccio dire al professor Gallone nel libro "Dovessi scrivere un libro, copierei il titolo da quello di un filosofo, Arthur Schopenhauer: Il mondo come realtà e come rappresentazione. Sostituendo solo l'ultima parola con immaginazione. Del resto l'ha detto il più grande scienziato di tutti: "L'immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo" così parlò Einstein. Anche gli esseri umani, come tutti gli organismi viventi, sembrano vivere nel tempo. Sono spinti in avanti da una forza che produce un movimento continuo e senza sosta. È una propulsione nata con la prima cellula dalla quale sono apparse tutte le altre, e continua, come forza invisibile. Non importa quelli che muoiono e le specie che si estinguono, il processo gli scavalca, è inarrestabile. Nell'essere umano parlante lo stimolo si è trasformato, la cerchia dell'esistenza dei viventi è circoscritta, ma negli umani soffia il vento dell'immaginazione che agita le acque stagnanti e i confini tra la vita quotidiana e la realtà".»
È una bella serata settembrina, non castigata dall'afa che questa estate ci ha riservato. Essere lì con l'amico di sempre a guardare il libro appena arrivato, mi fa rivivere antiche immagini e sensazioni di quando, da piccoli, ci incantavamo insieme a guardare qualcosa che in quel momento era importante. E penso, ancora, che leggere questo libro possa trasmettere le stesse emozioni anche ad altri.