Incontro con l'autore, il neurologo Luciano Peccarisi
Chiudiamo gli occhi e 'guardiamo dentro di noi'. Cosa 'vediamo'? Dov'è il nostro Io? Dove il fegato, la milza lo stomaco? Li vediamo? E il cervello, ma soprattutto il nostro Io, dove sono? E poi, la domanda delle cento pistole: le 'emozioni' risiedono nel cuore o nel cervello? Ovviamente conosciamo la localizzazione anatomica dei nostri organi, ma quando si parla di 'pensiero' e del nostro Io, probabilmente ci ritroviamo a viverli come distaccati dal resto del nostro organismo: una sorta di 'presenza' che guida, sovrana, le nostre azioni. Il discorso è davvero complesso per la maggior parte di noi e la bibliografia che tratta l'argomento, è spesso ostica e di difficile comprensione. Il dott. Luciano Peccarisi, medico chirurgo e neurologo di Ostuni, ha inteso rendere finalmente accessibile il tema, nel suo secondo libro: Dialogo tra il cervello e il suo Io, Aracne Editore (il primo è intitolato Il miraggio di "conosci te stesso", Armando Editore).
Ho chiesto al dott. Luciano Peccarisi di illustrare qui, i contenuti del suo libro.
Un libro sul cervello, che si rivolge ad altri cervelli
"Benché medico e neurologo" dice il dott. Peccarisi, "ho trovato la scrittura di molti degli innumerevoli testi di neuroscienze, di psicologia e filosofia che spiegano come funziona la mente, troppo 'difficili'. La pretesa di questo libro è, invece, quella di essere più chiaro e quindi accessibile a tutti. Agile ed elementare, per quanto l'argomento sia ostico, ma scientificamente puntuale su certe bizzarre malattie del cervello e della mente. L'Uomo è, tra tutti gli esseri viventi, l'unico in grado di parlare; parla perfino con se stesso. Il cervello ha creato dentro di sé un io. E' probabile che una parte di neuroni intessa il discorso con un'altra sua parte. Oppure no, si potrebbe immaginare un qualcosa che non ha nulla a che fare con la materia. Almeno con la materia che la fisica di oggi ci propone."
Da qui l'intuizione di far svolgere un 'dialogo' tra il cervello e l'Io?
"Infatti. Ho immaginato un ipotetico dialogo tra un cervello, Cervi, e il suo io, Iuccio. Il viaggio si snoda attraverso i rapporti tra queste due presunte entità della persona, sulla realtà dell'anima, della mente e su certe particolari condizioni del cervello. Cervi interpreta il ruolo dello scienziato e Iuccio quello del filosofo: non è uno scontro ma, appunto, un dialogo. Il nostro pianeta ha subito due scossoni, uno quando da spoglio si è popolato di vita, l'altro quando il primo essere ha riflettuto su se stesso, allargando i suoi orizzonti. Ciò nell'ambito dell'universo è irrilevante, ma nell'unico organismo che riesce a pensarlo, suscita un senso di grandezza e di angoscia insieme. Certo anche altri esseri pensano, perché questa attività fa spesso parte dell'organismo medesimo, tuttavia gli altri è presumibile non si pongano i problemi esistenziali dell'uomo. Perché ciò sia accaduto è motivo di discussione, ma essa stessa è possibile perché parlando si trasmettono emozioni e idee, e cioè il pensiero stesso che pertanto si modifica, si evolve e si raffina. Si parla di anima, di uomo culturale e come abbia cominciato a creare il senso della propria individualità con il termine Io, del sogno e della provenienza da parti del cervello assai antiche che si combinano con esperienze recenti e di come le rievocazioni così strane e bizzarre possano derivare dalle memorizzazione dei concetti contenuti nelle parole"
Anima, identità, sogno, memoria
Noi psicologi sappiamo bene che conosciamo solo la punta dell'iceberg di ciò che realmente siamo. È uno degli argomenti che tratti nel tuo libro.
"Anche un agnellino, per non parlare di un gatto o di un cane, ha certe caratteristiche individuali che ci fanno pensare ad una sua interiorità, che qualcuno potrebbe definire come anima, ma che potrebbe benissimo essere solo il prodotto e la combinazione della struttura genetica, cerebrale e delle esperienze dell'animale. Noi abbiamo una coscienza. Agli animali, alla scimmia, al cane, al gatto gli si può chiedere se hanno una coscienza, ma in genere non rispondono. Noi rispondiamo di sì. L'identità serve per darsi un senso. Gli animali non si attribuiscono i nomi, non hanno storie, la loro memoria è molto personale, e il senso della loro vita è molto limitato al concreto all'attuale, all'immediato. Tratto anche temi correlati. Gli etologi, per esempio, hanno dimostrato che negli animali giacciono sepolti nei meandri dei loro cervelli, antichissimi istinti che scattano solo in particolari condizioni, altrimenti possono non manifestarsi per tutta la vita. Questi grilletti esistono anche negli uomini e possono scattare nel sogno e farci rivivere momenti che nella vita reale non si presentano mai. La grandezza e la ricchezza della memoria umana stanno nella capacità di richiamare, e perciò confrontare tra loro, eventi diversi accaduti in luoghi diversi e tempi diversi. Perfino su diversi piani di realtà: eventi reali, raccontati, letti, visti sui media, immaginati, progettati e sognati. S'ingrandisce così il mondo della nostra vita interiore che diventa perciò fonte inesauribile, volendo, di creatività."
Tempo, musica, linguaggio, metafora, computer
La nozione di 'tempo', ha sempre affascinato gli esseri umani. Come viene trattato questo tema, oltre che gli altri: musica, linguaggio, metafore e di computer?
"Il tempo della fisica sta sotto a tutti, ma poi c'è della vita e quello della mente. I ritmi circadiani e altri biologici segnano il tempo della vita, il tempo della mente è quello della nostra personale percezione del tempo, molto soggettiva e molto diversa da quella del tempo fisico. Anche se è dubbio se prima degli esseri umani qualcuno avesse qualche idea del tempo. L'orologio è una nostra invenzione, non parte da nessun senso fisico, non è un'amplificazione di un senso come può essere il microscopio o il cannocchiale per la vista; il microfono della voce e l'amplificatore dell'udito. Il tempo è un costrutto sociale, culturale, l'unica maniera per rappresentarlo è nello spazio, come una retta.
La musica è una nuova emozione, una vera e propria ghiottoneria uditiva. Il punto di vista prospettato è che sia legata al linguaggio e alla nascita non solo di nuovi concetti ma anche di nuove emozioni.
Per quanto attiene al linguaggio, se c'è una facoltà veramente esclusiva dell'uomo questa è l'uso delle parole. Altri animali emettono segnali, per esempio di avviso di pericolo, ma nessuno fa un discorso. Le parole sono un miracolo dell'evoluzione ma niente al di fuori della natura. Miracolo è pure l'ecolocalizzazione dei pipistrelli, l'acuità visiva dell'aquila o l'agilità del ghepardo. Ma nel caso della parola e del linguaggio la trasformazione della specie umana è stata straordinaria ed ha rivoluzionato tutto il pianeta, che da allora in poi non sarà più lo stesso.
L'eccezionale funzione della metafora è di produrre nuovi termini e concetti, man mano che la cultura umana diventa più complessa. Le metafore creano l'astratto partendo dal concreto. Si partì dalla cosa più a portata di mano, ecco giusto per usare una metafora: il corpo. "La testa" ad esempio diventa metafora della testa di un esercito, del chiodo, di uno spillo, della pagina, del letto. Il "capo" è metafora del capo famiglia, capo gabinetto, capo del filo, dell'azienda.
Infine il computer. Il paragone tra l'hardware e il software è interessante, e da li che è nata una corrente di pensiero chiamata funzionalismo, che afferma che è la funzione che è importante, la funzione di sentire, ascoltare ad esempio è svolta da noi, dal leone, da un delfino e anche dai registratori meccanici; ma ognuno usa tecniche diverse per farlo."
Dialogo tra il cervello e il suo Io, sarà presentato il 16 aprile alle ore 18,30 presso la biblioteca comunale di Ostuni.
Grazie Luciano e complimenti per il bellissimo libro che sarò lieto di presentare con te, il 16 aprile prossimo.